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sabato 28 settembre 2019

La vera storia della Valle Dragone




Nella tenebrosa Selva Romanesca, un bosco impenetrabile di antichi faggi secolari, presso il Passo delle Radici, nasce il torrente Dragone che percorrendo le pendici dei monti, bagna i comuni di Frassinoro, Montefiorino, Palagano, finendo poi la sua corsa a Cerredolo, dove confluisce e regala le sue acque al fiume Secchia.


La storia leggendaria raccontata dai vecchi di qui, narrava che gli fu attribuito il nome di Dragone perché si diceva che nei periodi di piena diventava talmente impetuoso da distruggere tutto quello che trovava sul suo percorso. Raccontavano che cammino facendo, quel torrente dalle limpide acque, all'apparenza pacifico, accumulava una tale forza da spazzare via ponti, case e di seminare morte. Lo paragonarono pertanto alla mostruosità di un dragone e tale lo chiamarono, andarono dicendo: che al Dragoùn tòch i an e nin vòl un bucòun (il Dragone tutti gli anni ne vuole un boccone!)
Ma…io li conosco i dragoni! Vi assicuro che non sono cattivi e ho nozioni certe della storia vera del torrente Dragone e dell’omonima valle che percorre.


Tanto tempo fa, sulle cime di questo Appenino, viveva un popolo di poveri contadini che poco aveva se non l’amore per i propri figli e qualche gallina. Quassù la vita non era facile, il tempo era scandito da lunghi e rigidi inverni e da torride e infernali estati. La stagione più bella, quella del tempo dei giochi, dei fiori, del sole e della vita all'aria aperta, per i contadini diventava un vero e proprio inferno.
Non pioveva mai, non c’era acqua e tutto seccava, pertanto non c’era da mangiare perché nulla cresceva nei campi e negli orti, non c’era acqua per bere, per lavarsi e tutti, galline, bambini, uomini e donne soffrivano di sete e di malattie. Anche gli alberi morivano, le foglie cadevano in piena estate, i rami troppo secchi si spezzavano e tutto il bosco intorno con i suoi inquilini moriva. La terra aveva sete, gli uomini, gli animali avevano sete!
Olon, il dragone che viveva sulla cima più alta delle montagne, guardava affranto quella terribile disfatta. Pensò di potere fare qualcosa, aveva tanti poteri e capacità, era suo dovere intervenire per salvare quel povero popolo.



Detto fatto! Chiamò in riunione i contadini e disse loro: «Prendete le galline, le vostre donne, i bambini e tutti gli animali del bosco ancora vivi e andate lontano, il più lontano possibile!». «Perché?» chiesero stupiti i contadini. Olon rispose: «Dovrete stare via tanti inverni e tante estati ma quando tornerete sarà un altro mondo, ci sarà acqua in abbondanza, la terra sarà fertile e nessuno morirà più di sete e fame».
Gli uomini, non troppo convinti ma fiduciosi di Olon, tornarono al villaggio, radunarono donne e bambini, presero le galline, cercarono nei boschi gli animali e partirono in direzione del mare.
Olon, rimasto solo, pensò che fosse ora di dare inizio al suo progetto e si posizionò sulla cima più alta dei monti; raccogliendo tutte le forze di cui era capace, cominciò a sputare fuoco contro le montagne che presero a bruciare come fossero carta. Insisteva e insisteva ancora, le lingue di fiamme arrivavano al cielo, c’era tanto di quel secco che tutto bruciava con estrema facilità, il fumo oscurò tutt'intorno e sembrava la fine del mondo. Con la sua lunghissima e potente coda picchiò poi ripetutamente i grossi monti che si misero a tremare e la terra intorno cominciò a franare, cadeva giù come fosse cioccolato sciolto.
Oltre il fumo, Olon intravide la grande montagna che brillava alla luce del sole come un grosso diamante. Lui con tutta la forza respirò a fondo e gettò verso di essa una lingua di fuoco mai uscita prima dalle sue fauci. Riuscì al primo e unico tentativo a perforare la robusta parete e da quel grande buco cominciò a sgorgare acqua limpida e cristallina che serpeggiando velocemente scendeva lungo i fianchi dei monti formando un corso d’acqua. Il dragone Olon si ritenne soddisfatto, aveva raggiunto il suo scopo!
Ci volle tempo, anni, tanti anni, ma in questa terra si formò una bella vallata attraversata dal  torrente e il territorio dissetato riprese a vivere e a vegetare. Era giunto il momento di chiamare i contadini per godere di tanta meraviglia.
I contadini, rientrarono nelle loro case e seminarono i campi, fecero gli orti e piantarono alberi da frutta, incantati dalla magia e dal potere che aveva quel piccolo corso d’acqua.
Vollero allora ringraziare e rendere onore a Olon chiamando quel torrente “Dragone” e tutta la vallata intorno divenne la “Valle del Dragone” che ancora oggi si può ammirare tra questi sperduti monti dell’Appennino.
A volte ci pensa la natura a trasformare i paesaggi e a creare corsi d’acqua ma non ci avvisa in tempo e crea danni disastrosi e morte, Olon l’anticipò e salvò i contadini di questo luogo.
Fermatevi ogni tanto ad ammirare la Valle e il Torrente Dragone che serpeggiando porta le sue acque in Secchia, godete della meravigliosa vista ma non dimenticate di rendere omaggio al Dragone Olon perché fu merito suo di tanta bellezza.




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