Nella tenebrosa Selva Romanesca, un bosco
impenetrabile di antichi faggi secolari, presso il Passo delle Radici, nasce il
torrente Dragone che percorrendo le pendici dei monti, bagna i comuni di
Frassinoro, Montefiorino, Palagano, finendo poi la sua corsa a Cerredolo, dove
confluisce e regala le sue acque al fiume Secchia.
La storia leggendaria raccontata dai vecchi
di qui, narrava che gli fu attribuito il nome di Dragone perché si
diceva che nei periodi di piena diventava talmente impetuoso da distruggere
tutto quello che trovava sul suo percorso. Raccontavano che cammino facendo, quel
torrente dalle limpide acque, all'apparenza pacifico, accumulava una tale
forza da spazzare via ponti, case e di seminare morte. Lo paragonarono pertanto alla
mostruosità di un dragone e tale lo chiamarono, andarono dicendo: che al
Dragoùn tòch i an e nin vòl un bucòun (il Dragone tutti gli anni ne vuole un
boccone!)
Ma…io li conosco i dragoni!
Vi assicuro che non sono cattivi e ho nozioni certe della storia vera del
torrente Dragone e dell’omonima valle che percorre.
Tanto tempo fa, sulle cime
di questo Appenino, viveva un popolo di poveri contadini che poco aveva se non
l’amore per i propri figli e qualche gallina. Quassù la vita non era facile, il
tempo era scandito da lunghi e rigidi inverni e da torride e infernali estati.
La stagione più bella, quella del tempo dei giochi, dei fiori, del sole e della
vita all'aria aperta, per i contadini diventava un vero e proprio inferno.
Non pioveva mai, non c’era
acqua e tutto seccava, pertanto non c’era da mangiare perché nulla cresceva nei
campi e negli orti, non c’era acqua per bere, per lavarsi e tutti, galline, bambini,
uomini e donne soffrivano di sete e di malattie. Anche gli alberi morivano, le
foglie cadevano in piena estate, i rami troppo secchi si spezzavano e tutto il
bosco intorno con i suoi inquilini moriva. La terra aveva sete, gli uomini, gli
animali avevano sete!
Olon, il dragone che viveva
sulla cima più alta delle montagne, guardava affranto quella terribile disfatta.
Pensò di potere fare qualcosa, aveva tanti poteri e capacità, era suo dovere
intervenire per salvare quel povero popolo.
Detto fatto! Chiamò in
riunione i contadini e disse loro: «Prendete le galline, le vostre donne, i
bambini e tutti gli animali del bosco ancora vivi e andate lontano, il più lontano
possibile!». «Perché?» chiesero stupiti i contadini. Olon rispose: «Dovrete
stare via tanti inverni e tante estati ma quando tornerete sarà un altro mondo,
ci sarà acqua in abbondanza, la terra sarà fertile e nessuno morirà più di sete
e fame».
Gli uomini, non troppo
convinti ma fiduciosi di Olon, tornarono al villaggio, radunarono donne e
bambini, presero le galline, cercarono nei boschi gli animali e partirono in
direzione del mare.
Olon, rimasto solo, pensò
che fosse ora di dare inizio al suo progetto e si posizionò sulla cima più alta
dei monti; raccogliendo tutte le forze di cui era capace, cominciò a sputare fuoco
contro le montagne che presero a bruciare come fossero carta. Insisteva e
insisteva ancora, le lingue di fiamme arrivavano al cielo, c’era tanto di quel
secco che tutto bruciava con estrema facilità, il fumo oscurò tutt'intorno e
sembrava la fine del mondo. Con la sua lunghissima e potente coda picchiò poi
ripetutamente i grossi monti che si misero a tremare e la terra intorno
cominciò a franare, cadeva giù come fosse cioccolato sciolto.
Oltre il fumo, Olon
intravide la grande montagna che brillava alla luce del sole come un grosso
diamante. Lui con tutta la forza respirò a fondo e gettò verso di essa una
lingua di fuoco mai uscita prima dalle sue fauci. Riuscì al primo e unico
tentativo a perforare la robusta parete e da quel grande buco cominciò a
sgorgare acqua limpida e cristallina che serpeggiando velocemente scendeva
lungo i fianchi dei monti formando un corso d’acqua. Il dragone Olon si ritenne
soddisfatto, aveva raggiunto il suo scopo!
Ci volle tempo, anni, tanti
anni, ma in questa terra si formò una bella vallata attraversata dal torrente e il
territorio dissetato riprese a vivere e a vegetare. Era giunto il momento di
chiamare i contadini per godere di tanta meraviglia.
I contadini, rientrarono nelle loro case e
seminarono i campi, fecero gli orti e piantarono alberi da frutta, incantati
dalla magia e dal potere che aveva quel piccolo corso d’acqua.
Vollero allora ringraziare e
rendere onore a Olon chiamando quel torrente “Dragone” e tutta la vallata
intorno divenne la “Valle del Dragone” che ancora oggi si può ammirare tra
questi sperduti monti dell’Appennino.
A volte ci pensa la natura a trasformare i
paesaggi e a creare corsi d’acqua ma non ci avvisa in tempo e crea danni
disastrosi e morte, Olon l’anticipò e salvò i contadini di questo luogo.
Fermatevi ogni tanto ad ammirare la Valle e
il Torrente Dragone che serpeggiando porta le sue acque in Secchia, godete
della meravigliosa vista ma non dimenticate di rendere omaggio al Dragone Olon
perché fu merito suo di tanta bellezza.
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