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lunedì 6 aprile 2020

ELLOS L'AMICO PIPISTRELLO


ELLOS L'AMICO PIPISTRELLO
A coloro che dovrebbero guardare i pipistrelli con occhi diversi



Un tempo un pipistrello viveva tristemente appollaiato nella soffitta di un contadino, si chiamava Ellos ed era così brutto che nessuno lo voleva per amico.

Possedeva un animo buono, come tutti anch'egli aveva il suo nobile ruolo sulla terra ma questo gli uomini non lo sapevano e spaventati alla sua vista lo scacciavano o gli facevano del male pertanto, lui era costretto sempre a nascondersi.
Non era certo bello a vedere, il suo corpicino peloso ricordava un brutto topo, le orecchie a punta gli davano un che di malvagio, gli occhi piccoli e quelle orrende ali, che di affascinante non avevano niente, ricordavano quelle di un piccolo mostro.
In passato poi spaventose leggende avevano incrementato il terrore di lui, si diceva che succhiasse il sangue ai poveri animali e che vederlo volare ad ali spianate portasse enormi disgrazie.
Niente di tutto ciò era vero, soltanto leggenda, ma gli uomini creduloni cominciarono a emarginarlo arrivando perfino a voler sterminare la sua nobile specie.
Una sera, mentre si preparava a uscire dalla soffitta, un rumore lo fermò; non poteva farsi vedere da nessuno e zitto, zitto, aguzzò quella sua vista limitata e vide entrare un piccolo bambino piangente che si accoccolò a terra.
Era proprio lì sotto e se lui avesse mosso le grandi ali per uscire quel bimbo l’avrebbe visto e si sarebbe spaventato. Passò un po’ di tempo e il piccolo smise di piangere, si alzò e accese la luce.
Fu un attimo! Lo vide e stranamente non si mise a urlare. Ellos era già pronto a sentire le più brutte grida ma il bambino lo guardò stupito chiedendogli: «Chi sei tu? Perché abiti la mia soffitta?».
Ellos si rincuorò e prese coraggio rispondendo: «Sono Ellos e come vedi sono un brutto pipistrello,  abito la tua soffitta perché finora è stata un luogo sicuro per riposare di giorno ma ora stai tranquillo, troverò un’altra sistemazione».
«Non ti ho detto d’andartene» disse il bambino, e continuò: «Visto che abiti in casa mia, volevo sapere chi eri e cosa fai qui ma se non disturbi puoi anche rimanere, mi farai un po’ di compagnia».
Ellos, prendendo sempre più coraggio chiese: «Come ti chiami ragazzo e perché piangevi tanto?».
«Mi chiamo Ginger e per il piangere sono fatti miei, se vuoi rimanere qui non t’intrufolare troppo in cose che non ti riguardano».
Ellos sogghignando benevolo rispose: «Non ti preoccupare Ginger, io sono discreto e se vuoi me lo dici, altrimenti fa lo stesso; ma adesso scusami, devo andare a mangiare qualcosa perché mi sento svenire. Ciao, ciao Ginger ci vedremo domattina se vuoi».
Si alzò in volo aprendo le sue grandi, spaventose ali e in un attimo fu fuori dalla soffitta.
Ginger lo guardò dalla finestrella mentre si allontanava e fra sé e sé, si disse: “Che brutto animale, però è simpatico, cosa mai andrà a mangiare a quest’ora? Non si vede nulla, non c’è poi neanche la luna, mah!”.
L’indomani, di buon’ora, Ginger curioso salì in soffitta e vide Ellos che tranquillamente appeso a una trave dormiva a testa in giù. “Oltre che brutto questo coso è anche matto” pensò divertito.
Si mise a sedere a terra sotto di lui e impaziente cominciò a provocarlo tirandogli addosso pezzetti di carta e a fischiettare ma Ellos sembrava una mummia, non si voleva proprio svegliare. “Che disgraziato d’un brutto animale, sarà stato in giro tutta la notte a fare chissà cosa e ora guardalo lì, sembra un morto legato a una trave si disse Ginger, insistendo di nuovo con i fischi sempre più forti.
Ellos si svegliò, e stiracchiandosi disse: «Ginger, ti prego! Fammi dormire un altro po’, è stata una notte dura, ho incontrato un gufo e ho dovuto lottare tutta notte. Quello voleva annientarmi a tutti i costi ma come vedi ho avuto la meglio».
Ginger rispose: «Avevi promesso di tenermi compagnia e ora ti svegli ben, bene, e mi racconti di questa notte e di quel gufo».
Ellos arrendendosi aprì quelle brutte ali e scese a terra di fianco a Ginger dicendogli: «Io ti racconto della mia notte se tu mi dici cosa avevi ieri da disperarti tanto».
Ginger arrossendo rispose: «Non mi prendi in giro, vero, se te lo dico?».
«Perché dovrei?» disse Ellos.
Ginger stringendosi le mani nervoso cominciò: «Devi sapere che in queste sere d’estate le zanzare mi perseguitano, mi corrono dietro a sciami come fossi cibo buono, pizzicandomi e facendomi molto male. Gli altri bambini stanno giù nell'aia a giocare e mi prendono in giro perché io di continuo mi gratto e dopo un po’devo rientrare per il grande prurito, non ho più amici e come vedi ho il corpo rovinato dalle loro punture».
Ellos sorrise e rispose: «Sei un bambino fortunato, hai trovato l’amico che fa per te perché io mi cibo di zanzare. Sai che in una notte ne posso mangiare anche migliaia! Diventerò la tua ombra e mai più zanzara ti toccherà, te lo prometto, potrai tornare nell'aia a giocare».
Ginger lo guardò stupito. «I miei genitori hanno provato di tutto, hanno comprato ogni tipo di prodotto per allontanarle e il risultato è stato inutile, anzi quei prodotti mi hanno provocato il mal di gola e la tosse. Tu mi dici invece che un animale così brutto, quale sei, le può far fuori mangiandole?»
Ellos drizzò le orecchie a punta dicendo: «Voi uomini siete ingenui e in malafede, proteggete dall'estinzione ogni specie animale ma a noi pipistrelli ci avete scordato, forse perché siamo brutti? Ricorda però che siamo utili, prediamo insetti eliminandone tanti nocivi e fastidiosi all'uomo e alle colture. Invece di usare tanta chimica dannosa alla vostra salute, non potreste facilitare la vita a noi pipistrelli che naturalmente vi aiutiamo?».
Ginger annuì e chiese ancora a Ellos: «Raccontami del gufo e dimmi perché sei così brutto».
Ellos accavallando le zampette pelose rispose: «Ogni animale ha un nemico storico, è naturale, fa parte anche questo del gioco della vita. Uno di questi per quel che mi riguarda è il gufo e stanotte quella bestiaccia aveva pensato di banchettare nutrendosi di me, ma dopo aver lottato nel bosco fino a notte fonda ho avuto per fortuna la meglio e l’ho cacciato via proprio malconcio».
«Devo sempre stare all'erta, ho parecchi nemici tra cui anche i topi di questa soffitta, ma mi so difendere bene e sono brutto perché sono così, non tutti al mondo possono essere belli e piacenti!» «Ho però dei doni fantastici, ultraterreni quasi. È vero che la mia vista è limitata ma in volo emetto ultrasuoni che rimbalzano come palline contro gli oggetti provocando un’eco e così io facilmente, anche nel buio più buio, riesco a ricostruire del tutto l’immagine di ciò che mi sta attorno con la massima precisione». «Posso individuare gli ostacoli e i pericoli e riesco facilmente a cibarmi di piccole zanzare, non ne sbaglio una e vedrai che ti sarò di vero aiuto.»
Ginger, sempre più stupito, disse: «Stasera, caro il mio Ellos, ti metterò alla prova. Io scenderò nell'aia con gli altri bambini e tu, come farebbe il mio angelo custode, mi proteggerai da quegli invadenti insetti».
Ellos rispose: «Wow! Nessuno mi aveva mai paragonato a un angelo custode, ti ringrazio e stasera ricambierò la tua amicizia».
Venne la sera e Ginger andò nell'aia. Gli altri bimbi appena lo videro arrivare cominciarono a gridare: «Arriva grattino, arriva grattino!».
Ginger, sicuro di sé, si rivolse a loro annunciando: «Ora ho un amico di nome Ellos, se non vi spaventate alla sua vista lo chiamo e lui verrà in mio aiuto per cacciare le zanzare che mi perseguitano, potrò giocare nell'aia con voi e così non mi prenderete più in giro».
«Chiamalo, chiamalo!» urlarono i ragazzi.
Ginger fischiettò tre volte, quello era il segnale, e subito Ellos si presentò in tutta la sua grande bruttezza mentre i bambini scappavano a nascondersi spaventati.
Ginger prese Ellos sul palmo della mano e gridò: «Siete dei fifoni, fate i gradassi e poi avete paura di un piccolo e utile pipistrello!».
Dopo un po’, uno alla volta, i ragazzi cominciarono a uscire dai nascondigli avvicinandosi a Ginger per guardare meglio Ellos; in poco tempo si rincuorarono e la paura svanì.
Come promesso Ellos fece il suo dovere riempiendosi la pancia di centinaia e centinaia di zanzare e quella sera Ginger rientrò a casa felice e senza un pizzicotto.
Il giorno seguente tutti i bambini dell’aia volevano un pipistrello, ma purtroppo gli uomini, così insensati, li avevano sterminati quasi tutti.
Non ci fu proprio verso di trovarne uno perché Ellos era uno dei pochi, rari esemplari rimasti.

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